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giovedì 21 febbraio 2013

Liliana Carbone scrive al prefetto di Reggio Calabria e restituisce i certificati elettorali


AL  PREFETTO  DI  REGGIO  CALABRIA
DOTTOR  VITTORIO PISCITELLI


Signor Prefetto,
ancora una volta, come dall’aprile 2006, mi precludo di esercitare il mio dovere ed il mio diritto di cittadina italiana in elezioni democratiche e nel pieno rispetto dei principi costituzionali. Anno dopo anno , pervengo a questa determinazione con la stessa amarezza e lo stesso sconforto, mentre a cura di qualche anima buona, qui e là candidata, mi vengono insopportabilmente sempre raccomandati una convenevole “pazienza” ed un più opportuno “riserbo”, in forme estreme di ipocrisia.

Sono consapevole del fatto che Ella , seppure nella compiutezza del Suo autorevole ruolo, in alcun modo possa intervenire in ambiti di altra competenza istituzionale, ed infatti questo mio gesto non è querimonia, e non è protesta, nè esprime indifferenza per i problemi comuni del nostro paese in questa tanto difficile contingenza sociale ed economica; ma non è neppure un gesto di mera o pretestuosa coerenza, che con il trascorrere del tempo potrebbe essere sentito come patetico.

E’, invece, l’unico strumento che io possa utilizzare per far sì che questa parte di Calabria, assuefatta com’è alle pozze di sangue ed alle insufficienze investigative, non si adagi nella rassegnazione , e non dimentichi la morte violenta di mio figlio Massimiliano Carbone, un ragazzo di Locri, un amabilissimo papà. Padre,sì, perché a Lui ripetute perizie biologiche decretate dalla Magistratura e finora considerate da ben cinque Tribunali attribuiscono un figlio, un orfano bianco ormai adolescente, che si proietta alla vita oltre suo padre, in questo contesto culturale così fortemente connotato da un certo tipo di “storia” di Locri.

Non Le illustro il mio dolore, proprio perché è mio, e del quale ho pudore e custodia, nè a Lei dichiaro la mia indignazione sacrosanta , ormai esasperata dall’avere avuto incondizionata fiducia e leale collaborazione con gli inquirenti - come qui raramente accade - perché, nonostante la mia famiglia sia straziata da una quota supplementare di lutto , ed abbia dato fondo ad ogni tipo di risorsa emotiva ed economica , porta con amore e dignitosamente l’onere della preziosissima eredità morale affidatale da Massimiliano, il cui benessere esistenziale è ad incalcolabile rischio nel perdurare del silenzio su una vicenda delittuosa così a lungo sottovalutata , ed in nome della quale io non posso limitarmi a sperare ma piuttosto mi aspetto e chiedo una più ampia verità, e Giustizia.

E intanto osservo intorno, e ammiro le magistrali edificanti lezioni di tecnica d’indagine applicate in casi di omicidio che “hanno sollevato maggiore clamore sociale”, per me in un inaccettabile dispregio degli Articoli 2 e 3 della nostra Costituzione.

La Giustizia finora negata a mio figlio, ed al di Lui figlio, è Giustizia negata a tutta la Locride; ai giovani di questo territorio non può essere proposto quel messaggio mistificato che vorrebbe la loro autodeterminazione e la giustizia sociale un fatto per privilegiati, e per loro un futuro già scritto in modo che non possano neppure consentirsi una passione civile, poiché sopravvivono senza speranza di riscatto in una realtà in cui la legge non è uguale per tutti.
Pertanto restituisco il mio certificato elettorale, unitamente a quelli di mio marito Francescantonio Carbone e dei nostri figli Irene e Davide.
La mia gratitudine per la Sua attenzione.


Liliana Esposito
mamma di Massimiliano Carbone, 30 anni

ferito a Locri il 17 settembre e  morto il 24 settembre 2004, esumato il 5 aprile 2007 per richiesta di persone indagate dalla Procura presso il Tribunale  di Locri con procedimento penale n. 2220/06 .